sabato 6 aprile 2019

Margherita Porete



Il primo giugno 1310, a Parigi, veniva consegnata al rogo Margherita Porete. La sua colpa era di aver composto e continuato a diffondere dopo una prima censura Lo specchio delle anime semplici, un libro di argomento mistico che personificava e faceva dialogare l’anima, la ragione, l’amore. Margherita donna di buona cultura, scrive in francese, la sua lingua materna, attirando la censura di un mondo “maschio”, quello accademico e quello ecclesiastico, che si esprime in latino. Non è però l’unica a scegliere il volgare e ad aprire nuove strade. Sono gli stessi anni in cui Dante si fa portavoce di una cultura laica “alta”, che nelle lingue volgari cerca espressione e affermazione. Ma sono anche gli anni dei processi, per esempio quello dei Templari, dell’irrigidimento delle istituzioni ecclesiastiche, del disciplinamento delle nuove forme di religiosità e di spiritualità, delle censure. Forse troppo perché una donna come Margherita, così colta da scrivere con uno stile che ricorda l’amor cortese e che interpreta le istanze di una nuova spiritualità, ma che è capace di essere apprezzata da alcuni maestri dell’università. Margherita del resto si misura con la tradizione e con i suoi contemporanei, proponendo un percorso filosofico diverso e che interroga discipline e sistema dei saperi. Il processo a cui fu sottoposta, dall’esito non scontato, fu un evento pubblico di grande rilievo e furono consultate decine di teologi. Margherita non si difese e non abiurò.

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